La nave romana del IV secolo d.C. risplende grazie alle nanotecnologie

Dai fondali al ritorno alle origini della nave Marausa

di Valentina Sciarrabba

La nave romana risalente al IV secolo d.C., fu ritrovata nel 1999 nelle acque del lido Marausa, nel Trapanese. Oggi, tornerà al suo splendore grazie alle nanotecnologie regalate dall’azienda milanese 4ward360 alla Sicilia.

L’antico legno dell’imbarcazione sarà maneggiato con una speciale strumentazione grazie alla 4ward360 che scommette in Sicilia. È la prima volta che in Italia la nanotecnologia sarà applicata su un relitto storico, afferma l’amministratrice Sabrina Zuccalà.
Il trattamento sarà fatto sotto la supervisione di alcuni esperti qualificati del GruppoArte16, nello specifico, il professore e restauratore Franco Fazzio laureato all’ISCR, l’ingegnere Renzo Botindari e il coordinatore Giovanni Taormina. Saranno presenti anche l’assessore regionale Sebastiano Tusa, il sindaco di Marsala, Di Girolamo e l’assessore Passalacqua.

Il prodotto che sarà utilizzato per i test è stato elaborato appositamente dai laboratori 4ward360 sulla base delle esperienze degli esperti nel settore della conservazione ed è stato denominato wdLeg50. Quest’ultimo rappresenta un innovativo trattamento nanotecnologico che andrà a creare una protezione invisibile sulle superfici dello scafo di legno. Grazie alle sue proprietà idro e olio repellenti, agisce come protezione contro eventuali condense derivanti da cambiamenti climatici ed eventuali agenti esterni impedendo a questi di attaccare la fibra di cellulosa. Inoltre, il wdLeg50 non modifica la traspirabilità della superficie ed è in grado di prevenire i problemi legati all’insorgenza di eventuali parassiti come muschi, funghi o altro genere di parassita prevenendo la decomposizione del legno. Le applicazioni di questo prodotto non modificheranno l’aspetto visibile del legno, ma anzi lo renderanno più resistente alle alte temperature e ai raggi UV.

La nave da carico lunga circa 27 metri e larga 9 metri, solcava le acque siciliane quando affondò ed è una chiara testimonianza della conclusione della prima guerra punica, avvenuta nel 241 a. C.

Durante il suo rinvenimento, a prima vista, apparvero solo i resti lignei di una piccola porzione di un’antica imbarcazione. Nello stesso accumulo e sul fondale circostante furono trovati numerosi frammenti di anfore e grazie a successivi sopralluoghi tecnici, è stato possibile recuperare il relitto.

Lo splendore di questa nave simbolo e testimonianza della presenza di influenze d’oltre mare è possibile ammirarlo, insieme ad altri reperti monumentali, nel Museo Archeologico Baglio Anselmi di Marsala.

 

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