Qui abita l’amore

Collezione malacologica e naturalistica Gabriele Sercia

di Antonella Berni

 

A volte le cose iniziano così, quasi per caso. Si raccoglie una conchiglia, poi un’altra, poi un’altra ancora. La si sciacqua e la si osserva a casa, lontano dal suo habitat. Si notano particolari che al mare, sotto il sole, sono sfuggiti. Un riflesso madreperlaceo, l’architettura perfetta, i colori sfumati, la trama cangiante, la consistenza dura ma frangibile. Si tiene in mano, il suo peso incospicuo, si accarezza sperando che il guscio sveli qualcosa come in un incantesimo rivelatore. La conchiglia è simbolo del mistero nascosto, la accostiamo all’orecchio per sentire un mare che non c’è eppure lo sentiamo, ci crediamo. Siamo rapiti, presi nella rete come tante di loro, imprigionate nei tramagli dei pescatori.

Quando Gabriele Sercia inizia questo gioco è poco più di un bambino, e il valore di quel che raccoglie gli è sconosciuto. Pian piano si accorge di avere centinaia di esemplari e per sua fortuna conosce, negli anni Ottanta, un naturalista siciliano, Ignazio Sparacio, grande entomologo ed eccellente malacologo, che lo indirizza verso un collezionismo fatto su basi scientifiche. Così Gabriele inizia a catalogare il suo piccolo grande patrimonio.

Con il passare degli anni quella che è cominciata come una raccolta “romantica” su questa o quella spiaggia, diventa una vera e propria passione, fatta di ricerche pazienti, scambi con altri collezionisti, collaborazione con i pescatori.

“Da una trentina d’anni lo faccio con metodo” dice Gabriele quando lo incontro a Favignana nella casa museo intitolata a suo padre Matteo. Quando entro e mi guardo intorno, capisco subito che non basta una sola visita per apprezzare la bellezza e la varietà della collezione, forse neanche due. Non ci sono solo conchiglie ma anche coralli, fossili, granchi, pesci, anche di acqua dolce, nostrani ed esotici.

La testa di uno squalo mi accoglie all’ingresso. Di fronte, in una vetrina illuminata, un pesce violino mi guarda con un ghigno. “Lo sa che gli orientali, una volta morto, ne manipolano le fattezze e lo chiamano pesce diavolo?”.

Non lo sapevo. Per gli esperti si chiama Rhinobatos rhinobatos.

“Negli anni Settanta ne venne ritrovato un esemplare in una vecchia soffitta e un mattacchione si fece venir in mente di spacciarlo per resti di un alieno …”.

In effetti si presta, ha una sua espressività, come il piranha che sembra ringhiare da un’altra vetrina. “Quando gli indios li tirano fuori dall’acqua emettono dei suoni gutturali che sembrano proprio delle minacce”.

Allora non si può dire che gli manchi solo la parola …

L’amore per la malacologia, oltre a compensare l’aridità del lavoro da bancario che Gabriele ha svolto fino alla pensione (si definisce un ex impiegato fantozziano), si intreccia con l’amore vero, quello di una vita. Giusi, la sua compagna di allora, ha animato e sostenuto la ricerca e la raccolta di esemplari per anni. E’ un elemento sentimentale ma la data dei ritrovamenti è quasi sempre un sabato o una domenica perché Giusi e Gabriele potevano dedicarsi a questa passione solo durante il fine settimana o nei giorni festivi.

Gabriele è il testimone di quella raccolta durata anni, ne è il custode premuroso

Insieme andavano al porticciolo di Isola delle Femmine, piccolo paese vicino Palermo, ad aspettare che i pescatori tornassero e scaricassero nei carretti le reti nelle quali, oltre a gamberetti, pesci e alghe, trovavano anche conchiglie ed esemplari da collezione. Quelle sere spese sotto la luce del lampione a controllare, cercare, sperare, sono ricordate da Gabriele con nostalgia e commozione perché Giusi non c’è più. La storia di questa collezione ha un’unica lunga pausa, la malattia di Giusi, con le assenze dal lavoro e le cure a Parigi. E’ legata alla vita ma è segnata anche dal dolore di una perdita.

“I miei superiori in banca mi hanno sostenuto in questo lungo periodo di assenza dal lavoro, con comprensione e pazienza con un’umanità introvabile oggi. Di ciò chiedo solo che il Cielo li ricolmi di benedizioni”.

Adesso Gabriele è il testimone di quella raccolta durata anni, ne è il custode premuroso. Non pensa al valore intrinseco, pensa all’amore che c’è dietro, alla passione che ha animato la ricerca dell’impossibile perché una conchiglia non ha solo un valore scientifico o economico, ne ha anche uno sentimentale.

La conchiglia più preziosa, per Gabriele, non è esotica ma mediterranea, trovata proprio grazie alla caparbietà di Giusi. Quella sera (il 5 gennaio del 1992) solo una barca era uscita in mare tornando con poco e niente, a detta del pescatore. Ma Giusi non si arrendeva facilmente e aveva continuato a rovistare nella posidonia. Con grande stupore di Gabriele ecco materializzarsi un esemplare intatto e rarissimo, per quella zona, di Babelomurex benoiti, che adesso dimora nel cassetto delle Coralliophidae della casa museo.

Qui i doni del mare e della sabbia sono disposti in vetrine, alcuni sistemati su supporti rotanti, come un bell’esemplare di Coralliophila pyriformis. Oppure sono tenuti in cassettine di plastica trasparente, catalogati e separati ordinatamente, e riposti nei cassetti.

Aprirne uno vuol dire fare un viaggio, tuffarsi nell’acqua marina senza bagnarsi, in un mondo sommerso fatto di parole latine. Ogni oggetto racconta una storia diversa non solo perché è diverso da un altro ma perché è arrivato in quel cassetto attraverso mani e modi differenti.

Gabriele abita in un appartamento da lui fatto costruire sopra la casa museo che era la casa dei nonni, poi passata a Matteo, suo padre, che la usava per la villeggiatura. La famiglia era originaria di Favignana ma abitava a Palermo. La casa è piccola e lui ancora si meraviglia di come potessero vivere tutti insieme i nonni con i loro sei figli in così poco spazio. Altri tempi. Gabriele l’ha riscattata dalla sorella con qualche incomprensione e amarezza “ma le difficoltà nel conquistare qualcosa accrescono il valore di ciò che si è conquistato”.

Alcuni paesani pensano che Gabriele sia strampalato perché sfrutta la “proprietà” nel modo sbagliato. In quella casa “gioca” con le conchiglie invece di approfittare del recente sviluppo del turismo a Favignana. Un bed and breakfast porterebbe un certo reddito …

Invece visitare il museo non costa niente, nel vero senso della parola. Gabriele ci tiene a far sapere che la sua attività è senza scopo di lucro e che i visitatori possono lasciare un’offerta libera. Come libera è l’offerta per acquistare la bigiotteria che fa con le sue mani: orecchini, collane e altri monili con conchiglie, soprammobili, souvenir originali e autentici.

“Non ho più le energie di un tempo ma continuo l’attività perché io sono un tramite. E’ Giusi che mi ha fatto fare tutto questo, anche adesso che non c’è più vado avanti per lei. Io sono solo uno strumento”.

Dalle istituzioni locali Gabriele ha avuto solo un sostegno dal direttore dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, Stefano Donati, nei limiti delle sue competenze, inadeguate per una struttura come la casa museo. Un caso non isolato se pensiamo che il nostro patrimonio artistico e naturalistico, invidiato in tutto il mondo, va incontro a un degrado inesorabile dovuto all’incuria.

Ogni oggetto racconta una storia diversa non solo perché è diverso da un altro ma perché è arrivato in quel cassetto attraverso mani e modi differenti

“Anche santa Teresa d’Avila diceva che gli uomini hanno bisogno di riconoscimenti terreni per andare avanti”. Gabriele sorride mentre monta sul microscopio una micro conchiglia, perfettamente conservata e sistemata in una scatolina con altre minuscole conchiglie. Solo a un occhio inesperto possono sembrare uguali, ma i nomi sono diversi: Pusillina radiata, Setia ambigua, Pusillina interrupta. Piccole e perfette rappresentano un mondo che continuerebbe a rimanere nascosto non fosse per questa collezione. Un vero tesoro.

Osservo la compiutezza della Pusillina e provo lo stesso sentimento di quando guardo un neonato, piccolo eppure completo.

Questo posto è pieno di amore. Una persona che ha dedicato la sua vita alla conservazione di qualcosa che la natura regala dimostra un grande amore. Anche la nuova compagna di Gabriele, Adriana, partecipa in modo diverso a quest’attività, con la sua preziosa presenza, il cui valore esorbita quello delle tante pregiate conchiglie.

 

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