I Giardini ipogei

Una seconda vita per le pirrere di Favignana

di Entoni Calamunci

Chi ha la fortuna di approdare su uno degli arcipelaghi che contornano la Sicilia, resterà ammaliato dalla loro particolare unicità. Luci, colori, profumi e paesaggi sono i tesori che ogni isola porta con sé e che ogni visitatore potrà svelare durante la sua permanenza.     

Ogni luogo differisce sia dal punto di vista geografico-naturalistico sia da quello economico-sociale. Tutte hanno un elemento in comune: l’origine vulcanica. La massiccia presenza di minerali ha quindi permesso, in molti casi, la coltivazione di ottimi vitigni, alberi da frutto e cereali, garantendo, nel tempo, la sopravvivenza degli isolani stessi. In passato la difficoltà di poter comunicare con la terraferma imponeva una completa autosufficienza, soprattutto nei mesi invernali quando le burrasche impedivano la pesca e la navigazione.                                   

Impiantare le coltivazioni non è stato così semplice. Gli abitanti del posto dovettero fronteggiare un grande nemico: la salsedine del mare che bruciava ogni più piccolo germoglio. Bisognò ingegnarsi per trovare una possibile soluzione. In che modo? L’utilizzo dei muretti in pietra ha sicuramente aiutato a preservare le coltivazioni, come anche la realizzazione di speciali terrazzamenti che riparavano dal vento.                   

L’isola di Favignana rappresenta un’eccezione. Qui la produzione agricola è minore, ma allo stesso tempo ancora più unica nella sua singolarità. Le pirrere (cave di tufo) che disseminano tutta l’isola, realizzate dagli esperti pirriatura (i tagliapietre), in alcuni tratti rappresentano delle vere e proprie cattedrali per la loro monumentalità. Le suggestive cave dismesse, collocate vicino alle abitazioni private, sono state ri-utilizzate dai favignanesi in maniera originale, trasformandole in giardini e orti. Le alte pareti, infatti, riparando dalle sferzate di vento, hanno permesso la creazione di un habitat ottimale per lo sviluppo di coltivazioni. In questi luoghi, conosciuti con il nome di Giardini Ipogei, è possibile osservare, oltre agli ortaggi, molti alberi da frutto come il fico, il mandorlo, l’arancio, il limone e il carrubbo. Immancabile è anche il pozzo, utile per prelevare l’acqua apposita per l’irrigazione.

Per gli abitanti dell’isola, il recupero di questi luoghi è stato fondamentale perché ha permesso di riscoprire e promuovere la propria storia, sancendo il legame imprescindibile che intercorre tra uomo e terra.

foto da https://www.giardinodellimpossibile.it/

 

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