Maestra Pina

Insegnante per passione

di Chiara Scalabrini

 

Mi chiamo Cannistraro Giuseppina ma per tutti, sull'isola, sono semplicemente la maestra Pina.

Per quarant'anni ho insegnato ai bambini di Favignana e, di ognuno di loro, ricordo i volti e le storie: e come potrebbe essere altrimenti? Puoi dimenticare i nomi e i visi delle persone che conosci per lavoro ma per me l'insegnamento non è stato mai un lavoro. Per quarant'anni, nella scuola di Favignana, ho fatto crescere i miei studenti e loro hanno fatto crescere me. Ognuno di loro è parte di me, i bambini mi amavano e io amavo loro: come potrei dimenticarli?

Quando iniziai ad insegnare, la scuola sembrava quasi un luogo incantato: i bambini frequentavano con gioia e affrontavano con il sorriso le difficoltà dell'apprendimento.

Non ho mai bocciato nessuno: quando, dopo la riforma del 1977, si è passati dal maestro unico all'insegnamento modulare (una pazzia! I bambini di quell'età hanno bisogno di punti di riferimento chiari, non di una moltitudine di insegnanti) ho dovuto più volte discutere con i colleghi che volevano bocciare uno studente rimasto indietro. Se un bambino non raggiunge gli obiettivi, un insegnante dovrebbe sempre ricordare che la responsabilità è sua: bocciare uno studente avrebbe significato bocciare me stessa. Sono felice di essere sempre riuscita a portare avanti i miei studenti senza sottoporli allo stigma di una bocciatura: spesso i bambini hanno solo bisogno di un po' più di tempo e di attenzioni per riuscire a scoprire i loro talenti. Uno dei bambini che i miei colleghi avrebbero voluto bocciare è ora laureato in psicologia: sono felice di aver avuto fiducia in lui.

Non crediate, però che le cose fossero sempre semplici: a volte ho dovuto lottare per dare un'istruzione ai miei alunni. Quando cominciai ad insegnare, infatti, alcuni bambini iniziavano prestissimo a lavorare nei campi e nei pescherecci per aiutare la loro famiglia, non riuscendo quindi a frequentare la scuola. Ricordo uno di questi bambini, già a sei anni si rendeva utile tenendo le pecore al pascolo, saltando la scuola: quando compresi la situazione, decisi di intervenire. Lasciavo la classe in custodia ad una collega, salivo sulla mia 500 ed andavo a recuperare il giovane pastore; riuscii a convincere il padre a lasciarlo venire a scuola e ora lui è l'unico di sei fratelli che sappia leggere e scrivere.

Sono andata in pensione 6 anni fa, avendo chiesto di posticipare il momento del ritiro. Ora mi dedico alla famiglia e approfitto del tempo a disposizione per saziare la mia curiosità di luoghi che prima conoscevo soltanto attraverso i libri; viaggio e vado alla scoperta del mondo.

Ma, in fondo, sono una patiddrazza, una grossa patella attaccata a uno scoglio: Favignana mi richiama sempre a sé.

 

Taste & Knowledge

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