Appare d'un tratto l'approdo di Ulisse.

Favignana, l'isola delle capre.

di Umberto Rizza

Continuando a camminare con tranquillità ma con attenzione, come richiede il tipo di passeggiata che stiamo facendo, ci appare in primo piano il Villaggio "L' Approdo di Ulisse" ci mostra la sua tipologia architettonica ma le sue bianche case,  immerse nella bellissima ed odorosa pineta che le circonda, non disturbano il paesaggio, anzi si inseriscono perfettamente nella silenziosa atmosfera di questo luogo.  Oramai molta gente, alla ricerca delle vere radici della civiltà mediterranea, fa capo qui perché le vicinissime Mothia, Erice, Segesta e Selinunte sono fonte inesauribile per chi avesse sete di cultura.

Il citato nome del Villaggio Turistico non ha un fine meramente pubblicitario. In realtà esso fa riferimento ad una precisa teoria sull'Odissea: infatti secondo l'inglese Samuel Butler, uno studioso dell'800, Favignana (Aegusa) sarebbe

"l'isola delle capre" di Omero, luogo in cui Ulisse sbarcò con i suoi compagni per rifornirsi di cibo. (Odissea libro IX vers.  118-119).

A sostegno di questa sua intuizione,  Butler riporta uno studio approfondito da cui si rilevano incongruenze fra le descrizioni dei luoghi dell'Odissea e le isole greche e molte somiglianze ìnvece con il nostro  territorio. Per cui, ad esempio, la grotta di Polifemo si troverebbe alle Falde del Monte Erice (Odissea libro IX vers. 116-117,  le isole Formiche sarebbero i massi scagliati dal Ciclope  contro la nave di Ulisse,  Trapani coinciderebbe con Scherie,  la città dei Feaci,  e Marettimo sembrerebbe essere il luogo cui sì ispirò Omero per descrivere Itaca (Odissea libro V vers.  381).

La cosa veramente sorprendente è che, secondo lo studioso, l'autore dell'Odissea non sarebbe un uomo (Omero) ma una donna e, presumibilmente, la Feace  Nausicaa. Il primo romanzo dell'antichità descriverebbe allora, in realtà, un viaggio attorno alla Sicilia. Una modesta considerazione personale, che potrebbe avvalorare l'ipotesi di Samuel Butler, è quella che si rileva da ciò che Ulisse dice descrivendo la morte dei Proci. Così egli si esprime:     

" ....nel sangue e nella polvere caduti...simili a tonni che i pescatori in un seno della spiaggia curva ( Favignana? ) (San Cusumano di Bonagia? ) han tratto con la rete dai mille buchi, fuori dal grigio mare..... così stavano l'uno sull'altro riversi" (Odissea Canto XXII).

Mi sembra che vi sia qui descritta un'immagine riferibile alle mattanza ed alla vista dei tonni pescati, quando sono riversi alla rinfusa dentro i "vascelli" pronti per essere portati a riva. Ma dove Ulisse può avere visto tali scene e dove, da tempo immemorabile, si svolge questo tipo di pesca? Sicuramente nella zona del trapanese (vedi i disegni della grotta paleo-neolitica "Del Genovese"  a Levanzo, 6000 a.c.)!

Pochissime notizie si hanno, invece, di tradizioni del genere nelle Isole Egee, sia dal punto di vista del passo di "tonno rosso" sia della presenza di tonnare lungo le loro coste. Allora perché non pensare che Ulisse (Omero, ovvero Nausicaa) sia stato proprio un personaggio che vive e si muove nel contesto geografico dell'estrema costa occidentale della Sicilia?  Io credo che varrebbe proprio la pena di fare qualche ricerca se non addirittura un'indagine approfondita in tale direzione, perché molto potrebbe venire fuori. ....!

 

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