Rosa Antonella

Una vita di sacrifici, dentro e fuori dalla tonnara

di Camomilla

Io non la conoscevo ma il mio cuore sì.

Lo scorso anno ebbi il piacere di fare una visita guidata allo stabilimento Florio e di visitare, tra le altre cose, la sala Torino dove ci sono le testimonianze delle persone che hanno lavorato all’interno dello stabilimento quando ancora era la tonnara di Favignana. Tra le varie testimonianze, molte delle quali maschili, mi colpì la sagoma di una donna. Per curiosità mi avvicinai allo schermo dove la sua immagine veniva riflessa.

Ascolto la sua voce, timida, riservata, imbarazzata, ma di una tristezza e solitudine che mi tolgono il fiato.

Eccola, è lì, non la conoscevo ma la riconosco, e le emozioni mi assalgono. Ascolto la sua voce, timida, riservata, imbarazzata, ma di una tristezza e solitudine che mi tolgono il fiato. Il suo vestito semplice, i sandali ai piedi mi ricordano le vecchie signore contadine delle mie terre.

La sua storia è commovente e non lascia dubbi sul suo vissuto fatto di grande dolore e fatica. Mi commuovo, ascolto e riascolto la sua storia e la voglia di abbracciarla e farle sentire che io ho capito. Il suo stato d’animo si impadronisce sempre più di me. E ora, a distanza di un anno, sono qui davanti a lei. Sono andata a cercarla. Non mi bastava la sua immagine, volevo vederla dal vero. L’avevo abbracciata e in quel momento si è emozionata. Non capiva. Non capiva come potessi preoccuparmi di lei, della sua storia. Volevo sentire da lei il racconto della sua vita. Parlava piano, cose intime sussurate piano piano, come se ci fossero orecchie indiscrete all’ascolto. Le confesso, con sincerità, che voglio scrivere un racconto su di lei e che la sua storia verrà letta da tante persone a lei e a me sconosciute. Spero tanto che trovino nel loro profondo la stessa mia simpatia e tenerezza per questa piccola donna che ha vissuto più e più vite.

Rosa Antonella è nata a Marsala il dodici aprile del 1948, da una famiglia modesta ma molto unita. Per passione, fin da piccolissima, si è dedicata alla danza classica, quando ballava sulle punte si sentiva felice, e a detta di molti poteva avere una bella carriera. Ma la vita aveva in serbo per lei un altro destino quando incontra lui, a Favignana, accompagnando amici di famiglia. Lui era alto, biondo, muscoloso, e pieno di promesse per un buon futuro.

Tanti i progetti, i sogni, i desideri, tutti rimasti nei sogni perché quasi ogni anno si ritrovava con un nuovo figlio.

Dopo qualche mese si sposano. Lei è una sposa bambina, ha solo quattordici anni, tanti i progetti, i sogni, i desideri, tutti rimasti nei sogni perché quasi ogni anno si ritrovava con un nuovo figlio. E tra un piccolo e l’altro, Rosa inizia a lavorare appena sedicenne allo stabilimento Florio, la tonnara, per otto ore al giorno per poi rientrare a casa e occuparsi di tutto il resto.

Nella sua vita Rosa ha avuto tredici figli, “la sacra famiglia”, così la chiamava. Per sfamarli aveva bisogno di tanto latte, riso e patate e qualche volta un pezzetto di tonno, ma che lotta dover scegliere a chi farlo mangiare.

Tante altre storie mi ha raccontato, molto tristi, tra fatica, dolore, miseria e fame, ma questa piccola donna non ha mai perso negli anni la speranza di avere un futuro migliore, più sereno. Ora si occupa solo di un figlio, gli altri hanno fatto altre scelte, se ne sono andati a vivere la loro vita, con le loro famiglie, e per lei neppure lo spazio per un breve saluto. Rosa è tornata a vivere a Marsala, in affitto, facendo sempre tanta fatica a pagarlo perché 420 euro al mese di pensione sono veramente pochi anche solo per mantenere la propria dignità, per mangiare almeno una volta al giorno.

Avrei tante altre cose da raccontare di Rosa, anzi Antonella. Così la chiamavano allo stabilimento Florio, Antonella. Se venite a Favignana dovete venire a vedere la sua figura proiettata sopra un telo, dovete ascoltare la sua voce per poter capire che certe storie sono difficili da raccontare. Bisogna invece saperle ascoltare, sentirle col cuore e con le emozioni.

Abbiamo molto di più di ciò che ci necessita veramente: è questo il messaggio che mi trovo a meditare di fronte alla storia di Rosa Antonella. E di fronte a lei che raccontava la sua storia ho riflettuto a lungo. Non basta l’empatia e la simpatia, a volte bisogna fare qualcosa di più, anche un piccolo gesto vero, concreto, per aiutare qualcuno che ha bisogno. Rosa Antonella non ha più nessuno anche dopo aver allevato quattordici figli. Lei fatica ad avere qualcuno con cui parlare, a cui chiedere un aiuto vero. Spesso non ci rendiamo conto di quanto siamo ricchi anche di amicizie, o di quanta gente ci gira attorno inutilmente. La storia di fatica quotidiana di Rosa Antonella mi ha fatto pensare a quante volte mangio al giorno e lei che non arriva a fine mese mangiando solo una volta, quando va bene. Ho scritto questa testimonianza anche per aiutare lei, per far capire che a volte gli incontri non bastano, non basta alla nostra coscienza. Per lei basterebbe un piccolo gesto concreto da tutti che adesso l’hanno conosciuta attraverso il mio piccolo racconto. Ma anche questo è un modo per aiutarla. Basta un piccolo gesto per vederla sorridere ancora dopo una vita così difficile. Forse,tra voi lettori, c’è qualcuno che potrebbe aiutarla davvero. Insieme, si può fare tanto. Poco ma quel poco fa la differenza.

Se interessati e di buon cuore rivolgetevi a camomillacom@libero.it Grazie e un abbraccio affettuoso a tutti quelli che vorranno stringersi attorno a questa piccola e semplice vita che si chiama Rosa Antonella.

 

 

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