La Grotta del Genovese

Un sogno lungo 14000 anni

di Federica Soprani

Ho fatto un sogno, che non era un sogno.

Camminavo attraverso una vasta pianura, il vento che piegava l'erba alta agitandola come una marea verde. Fin dove potevano giungere i miei occhi c'era solo quel mare ondeggiante, tra i flutti del quale pascolavano placidi erbivori e cervi maestosi. Oltre l'orizzonte le ombre violette di alte montagne si ergevano come giganti addormentati. Ma non erano montagne. Erano isole, o lo sarebbero diventate, mille e mille anni dopo.

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quale segreto immortale celasse il cuore di pietra di Levanzo!

C'è stato un tempo in cui Levanzo e Favignana non erano isole, ma altopiani di roccia calcarea all'estremo ovest di una Sicilia più vasta di quella che siamo abituati a conoscere. Una grande pianura erbosa le divideva dal luogo in cui ora sorge Trapani, quella pianura che, ricoperta dall'acqua in epoca preistorica, si è trasformata per magia nelle vallate di posidonia che costituiscono i fondali di questo braccio di mare.

Il mio sogno rivive nella Grotta del Genovese, che si apre come una ferita nel fianco roccioso di Levanzo.

Un luogo enigmatico, che offre una testimonianza inestimabile della preistoria in Sicilia. Le pareti della grotta, infatti, sono coperte di graffiti risalenti al Paleolitico e al Neolitico, che non solo evidenziano la presenza dell'uomo in queste terre, fin da quei tempi remoti, ma anche quella di animali tipici delle pianure, come sarebbe impossibile concepirne oggi, valutando la morfologia delle Egadi.

C'è stato un tempo in cui Levanzo e Favignana non erano isole, ma altopiani di roccia calcarea all'estremo ovest di una Sicilia più vasta di quella che siamo abituati a conoscere.

Sulle pareti della Grotta del Genovese si rincorrono da migliaia di anni il Cervus elaphus, il Bos primigenius e l'Equus hydruntinus, e tra di loro uomini e donne incisi nella pietra danzano al suono di una musica che possiamo solo immaginare, i volti coperti da maschere a testa di uccello.

Altri uomini e altre donne, fatti di fuliggine e ocra e sanguigna, ci raccontano una storia appena più recente, di quando Levanzo e Favignana erano già isole, e i tonni percorrevano liberi le correnti del mare turbinoso. E di un tonno vediamo la sagoma, dipinta sulle pareti della grotta, a testimoniare che anche allora gli abitanti dell'isola praticassero la pesca a questi superbi animali, millenni prima delle mattanze.

Un luogo di riunione e di culto, la Grotta del Genovese, abitata dagli uomini tra i 12.000 e i 6.000 anni prima di Cristo, scoperta per caso da una turista fiorentina, Francesca Minellono, nel 1949. Per secoli gli abitanti dell'isola si erano recati laggiù solo per catturare i conigli, che avevano fatto di quelle stanze sotterranee il loro regno. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quale segreto immortale celasse il cuore di pietra di Levanzo!

Oggi la Grotta si può visitare, attraversando l'isola in fuoristrada, o in bicicletta, e discendendo lungo un sentiero roccioso e strapiombo sul mare, tra cespugli di capperi e mirto e corbezzolo, o attraccando alla Cala del Genovese e risalendo la scogliera di roccia calcarea.

Un'esperienza indimenticabile, della quale chi visita Levanzo non deve davvero privarsi.

Migliaia di anni di storia, in un battito di ciglia. Nello spazio di un sogno.

(foto dell'interno della Grotta da http://www.grottadelgenovese.it)

Guarda il VIDEO: LA GROTTA DEL GENOVESE A LEVANZO.

 

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