Bugghio, la Manta

Il Pescatore che ama raccontare storie

di Camomilla

 

Mi chiamo Bugghio perchè mio padre si chiamava così, questa è la mia inciuria.

Mio padre era un gigante buono, alto due metri e cinque centimetri e mia madre al confronto piccola piccola arrivava al metro e quaranta. Il giorno delle loro nozze la gente del paese anzichè un matrimonio pensava ci fosse una cresima. Sono nato il 1 gennaio del 1931 a Favignana. Quando ero piccolo ho visto gente morire di tifo, scabbia e fame, qui sulla mia isola. Ho frequentato la scuola elementare per tre o quattro giorni, poi più niente... ma piano piano ho imparato da solo a leggere e scrivere. Per un certo periodo mi sono allontanato dall'isola andando a lavorare in giro per il mondo: Giappone, Russia, Australia, Canada, Israele, Palestina; ma la paura più grande la presi in Canada. Ero di guardia sulla nave che trasportava grano e improvvisamente passò un nuvolone con tanti colori. Iniziai ad urlare "Capo, capo! Apocalisse! Qui c'è aria inquinata! Muremo tutti!". L' Eskimo faccia piatta - questa è l'inciuria che io gli ho dato, perchè sono proprio brutti - che lavorava con me, rise e il mio capo disse "Macchi, non si scanti! è l'aurora boreale".

Poi fu il periodo della leva, ventotto mesi al servizio dello stato. Ora la gioventù non è più quella di allora, ora non fanno più il militare. Il senso della parola apatriotico si è persa e l'omo è meno masculo. Tornato sull'isola nel 1953 feci il tonnaroto. Dopo centodieci giorni di lavoro per lo stabilimento Florio, andavo nelle cave e con la mannaia spaccavo pietre a mano, creando i cantuna, blocchetti precisi che misuravano venticinque per venticinque. Lavoro duro che oggi non si fa più: le mani degli uomini sono più piccole e curate.

I proverbi non sbagliano, così a trent' anni mi sposo con un'isolana. Prima dei trent' anni l'uomo non dovrebbe sposarsi perchè solo allora è omo e ragiona bene, la donna a ventun' anni.

Abbiamo avuto quattro figli ed ora che le femmine sono lontane dall'isola, quando le vado a trovare mi chiedo con terrore come si fa ad andare ai 130 Km all'ora in autostrada. Mi fa male il petto e u core mio diventa nico nico, e in confronto il mare forza nove è piatto. Mi bastano pochi giorni poi il mare mi chiama, i miei occhi azzurri riflessi nello specchio perdono la loro brillantezza e l'acqua mi chiama a sé. Perchè io mi chiamo Bugghio e sono una manta.

Ora sono in pensione ma durante l'estate non abbandono il mare e porto i turisti a visitare le grotte dell'isola raccontandogli storie. I sindacati hanno rovinato i lavoratori. Quando sono al porto, sulla mia barca, ammiro il palazzo Florio, la limpidezza del mio mare ... ed il sedere delle turiste.

 

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